Sulle tracce di Hermann Hesse, che visse a Montagnola dal 1919 al 1962.
Leggendo Vagabondaggio, pubblicato nel 1920 e illustrato da acquerelli dello stesso autore.
Ispirazioni a Lugano 1/3
“Salute al contadino! Salute al possidente e al sedentario, al fedele, al virtuoso! Io posso amarlo, venerarlo, posso invidiarlo. Ma ho sprecaro metà della mia vita nel tentativo di imitare la sua virtù. Volevo essere ciò che non ero. […] Ho compreso che io sono un nomade e non un contadino, un cercatore e non un depositario.” [Casa colonica]
Quanto tempo perdiamo ad imitare gli altri? A soffrire di ciò che non abbiamo?
Trovare il coraggio d’intraprendere la propria strada significa innanzitutto non accontentarsi, significa eliminare o limitare le distrazioni che ci separano da noi stessi, significa comprendere dopo poco o tanto tempo che desideri ed obiettivi sono solo strumenti per arrivare a Sé.
“Spesso ho tentato la strada per la tremenda realtà dove hanno valore mode, assessori, leggi e denaro, ma solitario mi sono involato, deluso e liberaro, verso là dove sogno e beata follia zampilla” [Mondo splendido]
Scritto cento anni fa questo passo mi sembra attuale più che mai… proprio vero che se leggessimo e riflettessimo sulla storia e sulla letteratura forse ci evolveremmo più velocemente e più semplicemente.
Solo un profondo contatto con sé, il proprio corpo e le proprie emozioni ci può far emergere dalla conturbante confusione che immagine, successo e potere ci portano.
Quando entriamo in contatto profondo con noi stessi, vediamo le cose per quello che sono. E non vogliamo più tornare indietro, nell’arida illusione.
“Nelle loro cime stormisce il mondo, le loro radici riposano nell’infinito; sono i soli a non sperdervisi, ma anzi con ogni energia della propria esistenza essi tendono ad un unico scopo: portare a compimento la legge che in loro dimora, realizzare la propria intima fisionomia, interpretare sé stessi.” [Alberi]
Nulla è più significativo della possibilità di realizzare sé stessi… e di realizzarlo con la naturalità propria dell’albero. Certamente anche l’albero ha la sua storia, ed essa è visibile osservando gli anelli e le concrescenze: dolore, malattia, felicità, crescita, anni miseri e anni rigogliosi.
“Se dici sì alla luce del sole e alle fantasie leggiadre, devi dire sì anche alla sporcizia e al disgusto. Tutto questo è in te, oro e fango, bramosia e pena, riso infantile e paura della morte. Dì a tutto sì, non sottrarti a niente, non tentare di eludere niente.” [Tempo piovoso]
Trovare una sintonia con ogni frequenza della vita è il segreto per accedere alla bellezza della vita, mantenere un cuore aperto, far fluire le sensazioni dentro di noi, essere testimoni della pienezza e dell’intensità fuori e dentro di noi, in comunione con noi.
“Non è affar mio cambiarmi. E’ compito del miracolo. Il miracolo sfugge chi lo cerca, chi vuole attirarlo ed aiutarlo. Compito mio è fluttuare tra numerosi contrasti irrisolti e tenermi pronto, se il miracolo mi sorprende” [Casa rossa]
Hermann è altamente talentuoso e originale fin da bambino, ma troppo difficile per i genitori, impegnati ad impartire una rigidissima educazione e incapaci di sostenere una simile ricchezza interiore.
Nella sua storia emerge il ricovero a Stetten all’età di quindici anni, un istituto per deboli mentali ed epilettici e alcune crisi depressive in età adulta, che lo portano ad intraprendere un percorso di psicoanalisi tra il 1916 e il 1917 con il dottor Lang, allievo di Jung.
Ma lo scrittore ci mostra, nonostante tutto, di proseguire per la sua strada di progressiva rinuncia al disumano perfezionismo e sceglie di fare della propria ferita un’avventura, vale a dire presentarsi al mondo per quello che si è: ogni comportamento, ogni gesto, parola o forma artistica diventano espressione del bisogno di essere autentico.
Bibliografia:
Hesse H., Vagabondaggio (1981), Newton Compton, Roma.
Immagine: fotografia scattata a dicembre 2017 – casa Camuzzi di Montagnola, dove lo scrittore visse dal 1919 al 1931