IMPARARE A DIALOGARE CON SE’

“Come quando si piantano i semi e si coltiva un giardino, per costruire legami di attaccamento interiore sono necessari pazienza, ripetizione e la profonda convinzione che la guarigione sia un processo normale, naturale, che non può essere accelerato. Bisogna solo avere il giusto “terreno”, e “giardinieri” pazienti e compassionevoli in grado di evocare la tendenza alla guarigione anche negli esseri viventi più feriti”.                                                                                           J. Fisher

IMPARARE A DIALOGARE CON SEMolto spesso le persone mi chiedono se “credo nel pensiero positivo”, ovvero a quelle correnti di pensiero filosofico/psicologico/spirituale che invitano le persone a migliorare la qualità della loro vita tramite tecniche – soprattutto affermazioni da ripetere quotidianamente – che mirano ad una costante e lenta riprogrammazione della mente.

Io rispondo che credo molto al valore del “linguaggio che usiamo con noi stessi”, porto l’attenzione alla “qualità del dialogo interiore”, perché dalla mia esperienza esso può facilitare o bloccare la guarigione e la crescita.

Non credo alle parole vuote, sento che hanno un peso le parole pronunciate verso noi stessi – così come ce l’hanno verso l’altro – se le parole sono cariche di sentimento. Se questo sentimento verso noi stessi è permeato dal giudizio e dalla colpa difficilmente promuoverà un cambiamento costruttivo. Se ci siamo esercitati nell’apprendere e nel manifestare la compassione, con più facilità le nostre ferite riceveranno un balsamo e verranno accolte e integrate nella persona, entreranno a far parte di un dialogo interno costruttivo, provocando meno boicottaggi nelle relazioni e nel raggiungimento di obiettivi per noi importanti.

Dalla relazione in terapia – e qualche volta in una relazione amicale profonda – impariamo a conoscere l’importanza dell’ascolto, dell’accettazione, del supporto come aspetti che promuovono la consapevolezza e la sicurezza personale. Queste qualità possono essere imparate e trasferite anche nelle relazione con sé.

Il dialogo con sé e l’apprendimento della compassione inizia con il “fermarsi per ascoltare”.

Fermarsi per ascoltare le voci e le emozioni che si susseguono dentro di noi e fornire ad ognuno di questi vissuti uno spazio, un tempo in cui ricevere attenzione.

Il dialogo con sé si arricchisce se il nostro ascolto avviene senza giudizio, ma attraverso un atteggiamento di “curiosità”. La curiosità verso noi stessi promuove l’autoesplorazione e l’autorivelazione, ammorbidisce le difese, ma soprattutto è un atteggiamento che ci conferisce vitalità ed energia.

Il dialogo con sé si approfondisce cercando di stabilire delle “connessioni intime” con noi stessi, ovvero scegliendo parole o gesti che offrono cura, protezione, supporto, comprensione.

Il dialogo interno compassionevole richiede molto tempo, molte ripetizioni per poter diventare efficace e riparatorio rispetto alle ferite ricevute dalla vita – nell’infanzia ma anche nella vita adulta – . Richiede tutto il tempo che serve per costruire una relazione di fiducia con sé realmente solida ma sulla quale possiamo poi contare nei vari momenti della vita in cui incontriamo crisi, sfide, sofferenze.

Bibliografia:

Fisher J. (2017), Guarire la frammentaione del sè, Cortina, Milano.