“Si dice che esiste in Cina una varietà di bambù del tutto particolare. Se si pianta il seme in un terreno fertile occorre però armarsi di pazienza… In effetti, il primo anno non succede niente, neanche uno stelo che si degni di spuntare dal terreno, nulla di nulla. Il secondo anno? Neanche. Il terzo? Nulla ancora. Il quarto, allora? Proprio no! Soltanto durante il quinto anno spunta dalla terra la cima del primo stelo ma a questo punto cresce ad un ritmo di dodici metri l’anno: che “recupero” spettacolare! La ragione è semplice: per ben cinque anni mentre in superficie non si vedeva niente, il bambù sviluppava in segreto nel suolo delle prodigiose radici grazie alle quali, arrivato il momento, poter fare la sua entrata trionfale in pompa magna” (Clerc, 2010)
Cos’ è Umiltà?
Spesso, confrontandomi con le persone, noto come l’umiltà venga interpretata principalmente come mancanza di orgoglio e di superbia, sospensione di giudizi e di critiche nei confronti degli altri, riconoscimento dei propri limiti.
Viene quindi considerata da una parte una speciale e rara virtù, dall’altra mi sembra utile sottolineare come “la persona che si considera e descrive sè stessa come umile appare come un individuo non solo impegnato a non mettersi in risalto nei confronti del contesto sociale ma a volte anche con una certa quota di disistima”.
Se tuttavia andiamo a considerare l’etimologia della parola umiltà, scopriremo che essa è da ricondursi al latino humus = terra, per indicare che umile è colui a contatto con la terra, che aderisce alla realtà (quindi nè sopra, nè sotto terra). Questa osservazione ci porta a rivisitare il senso dell’umiltà dove il focus non è solamente la consapevolezza dei limiti, ma anche la consapevolezza delle proprie attitudini e sicurezze personali.
Quale rapporto esiste tra la bioenergetica e l’umiltà?
La bioenergetica, sia in ambito terapeutico (psicoterapia) sia in ambito preventivo (classe di bioenergetica) si pone tra gli obiettivi principali il radicamento della persona, il contatto con le sensazioni e le emozioni, il recupero e l’espressione della propria vitalità.
Il radicamento, consentito soprattutto dalle tecniche che favoriscono il Grounding, si caratterizza per aiutare la persona a sviluppare una postura più salda e sicura che si accompagna all’emergere di una maggior sicurezza personale e autostima. Lo scioglimento delicato e progressivo delle tensioni corporee permette un maggior contatto con il Sè e quindi una maggior presa di coscienza di chi siamo veramente, di come ci muoviamo nel mondo e di cosa ci permette di realizzarci con più pienezza.
La costruzione di radici profonde diventa preludio di un germoglio reale che, se coltivato e nutrito con passione e dedizione, consentirà alla nostra vitalità di ri – fiorire ed espandersi nel mondo e nel rapporto con gli altri.
BIBLIOGRAFIA
Clerc O. (2010), La rana che finì cotta senza accorgersene e altre lezioni di vita, Bompiani, Milano.