“La luna di pomeriggio nessuno la guarda, ed è quello il momento in cui avrebbe più bisogno del nostro interessamento, dato che la sua esistenza è ancora in forse. E’ un’ombra biancastra che affiora dall’azzurro intenso del cielo, carico di luce solare; chi ci assicura che ce la farà anche stavolta a prendere forma e lucentezza?” Italo Calvino – Palomar (1983)
Lo sguardo che vede
L’incontro con l’altro in psicoterapia è prima tutto un incontro sensoriale, un essere uno di fronte all’altro, essere pronti a vedere l’altra persona, lasciare che l’altro ci colpisca come fenomeno, rinunciando ai pregiudizi, alle teorie, ai modelli, all’imporre, al suggerire, al fornire risposte preconfezionate.
Il paziente che arriva nello studio di psicoterapia – non sempre consapevolmente – è in attesa di uno sguardo pulito, senza filtri che lo accompagni ad esplorare la verità del proprio sé. Similmente la luna di pomeriggio di Calvino ha bisogno di un osservatore attento, interessato, curioso ma rispettoso che la segua nel cielo ancora limpido ancora chiaro, quando i suoi confini non sono ancora ben definiti.
Lo sguardo che vede l’altro è uno sguardo coraggioso, perché è uno sguardo che ha già compiuto un viaggio interiore di luci ed ombre (almeno per una buona parte) e si può dunque addentrare quando accolto, che si muove con delicatezza, che descrive ciò che si mostra e ciò che si nasconde così come si può descrivere un paesaggio, che lascia che l’altro possa prendere la propria forma.
Lo sguardo che cura
Uno sguardo è terapeutico quando occhi, cuore e testa sono intimamente connessi.
Uno sguardo che cura non è uno sguardo selettivo – vedere tutte le parti così come si dispiegano -è uno sguardo che fatto di amore va a comprendere ed abbracciare ciò che arriva, ciò che vede.
Lo sguardo che cura è uno sguardo generoso, nutrito dalla forza della compassione e dalla delicatezza della gentilezza.
Lo sguardo che cura è uno sguardo intelligente, perché nella possibilità di accogliere e rimandare ciò che c’è, restituisce all’altro un’immagine di completezza.
Lo sguardo che cura è uno sguardo libero perché lascia che la persona possa manifestarsi, evolvere e scoprire soluzioni creative alla propria vita.